Cos’è il kerygma nel Nuovo Testamento?
Cos’è il kerygma nel Nuovo Testamento? Non è l’annuncio della sola resurrezione, bensì anche della creazione e dell’incarnazione!
Deve essere assolutamente chiaro che il kerygma non è annunciare che «Gesù è risorto»! Sarebbe come dire che non vi è differenza rispetto all’affermazione solo apparentemente similare «Lazzaro è risorto» o ancora «il figlio della vedova di Nain è risorto».
Non è questione “semplicemente” del fatto che Gesù è tornato in vita, bensì, molto più profondamente del fatto che Egli è il Cristo, il Signore, il Figlio di Dio. Del kerygma è parte integrante l’incarnazione, la relazione di Gesù con il Padre, senza la quale la Pasqua non avrebbe alcun significato. Solo il fatto che la resurrezione di Gesù è la salvezza che Dio, il creatore, realizza in lui per tutti noi la rende pienamente significativa. La Pasqua ed il Natale non possono così essere separati. Se Dio non si è fatto uomo, la resurrezione di Cristo non è per noi decisiva. La resurrezione è, invece, il compimento delle promesse di Dio, la piena rivelazione del “mistero” del suo disegno di salvezza, cui Egli aveva preparato i padri. Incarnazione e resurrezione non sono così disgiunte, bensì un tutt’uno. Gli Atti lo affermano con evidenza, asserendo non che Gesù risorge, bensì che Dio lo resuscita. In Gesù è così Dio ad essere operante nella nostra vita: «Questo Gesù, Dio lo ha risuscitato e noi tutti ne siamo testimoni» (At 2,32). Per questo nella sua prima predica Pietro non annunzia solo la resurrezione, ma anche il fatto che Gesù è Signore e Cristo: «Sappia dunque con certezza tutta la casa d’Israele che Dio ha costituito Signore e Cristo quel Gesù che voi avete crocifisso» (At 2,36). Il titolo di “Cristo” lo specifica in relazione alla promessa fatta ad Israele, il titolo di “Signore” in relazione alla sua signoria sull’universo intero. In At 3,6 Pietro guarisce non nel nome di Gesù semplicemente, bensì “nel nome di Gesù Cristo”. Nuovamente è in gioco il rapporto con Dio e con le sue promesse: «Non possiedo né argento né oro, ma quello che ho te lo do: nel nome di Gesù Cristo, il Nazareno, àlzati e cammina!». In At 4,10-12 nuovamente è Gesù come Cristo che viene annunziato, insieme al suo rapporto con il Dio che lo resuscita. Al di fuori di Lui non c’è salvezza: «Sia noto a tutti voi e a tutto il popolo d’Israele: nel nome di Gesù Cristo il Nazareno, che voi avete crocifisso e che Dio ha risuscitato dai morti, costui vi sta innanzi risanato. Questo Gesù è la pietra, che è stata scartata da voi, costruttori, e che è diventata la pietra d’angolo. In nessun altro c’è salvezza; non vi è infatti, sotto il cielo, altro nome dato agli uomini, nel quale è stabilito che noi siamo salvati». In At 4,24-30 gli apostoli pregano ricordando il Creatore ed il fatto che Gesù è il suo santo servo: «Signore, tu che hai creato il cielo, la terra, il mare e tutte le cose che in essi si trovano, tu che, per mezzo dello Spirito Santo, dicesti per bocca del nostro padre, il tuo servo Davide: Perché le nazioni si agitarono e i popoli tramarono cose vane? Si sollevarono i re della terra e i prìncipi si allearono insieme contro il Signore e contro il suo Cristo; davvero in questa città Erode e Ponzio Pilato, con le nazioni e i popoli d’Israele, si sono alleati contro il tuo santo servo Gesù, che tu hai consacrato, per compiere ciò che la tua mano e la tua volontà avevano deciso che avvenisse. E ora, Signore, volgi lo sguardo alle loro minacce e concedi ai tuoi servi di proclamare con tutta franchezza la tua parola, stendendo la tua mano affinché si compiano guarigioni, segni e prodigi nel nome del tuo santo servo Gesù».