Liturgia

Che cos’è la liturgia?

La liturgia è innanzitutto azione di Cristo, eterno sacerdote; ma è anche celebrazione della Chiesa, intimamente associata a Lui nel santificare gli uomini e nel lodare il Padre. In quanto azione di Cristo, la liturgia è una e perfetta; in quanto attività della Chiesa, immersa nella storia, varia secondo le tradizioni culturali, la formazione spirituale e la sensibilità pastorale delle concrete comunità cristiane e dei loro ministri. Il soggetto che celebra il culto liturgico è sempre la Chiesa universale, unita a Cristo. Ma essa si esprime visibilmente attraverso assemblee e singole persone che la rappresentano legittimamente.

Si può trattare dell’assemblea eucaristica presieduta dal vescovo o dal parroco, della comunità monastica o del gruppo dei fedeli riunito per la liturgia delle ore. E’ da preferire, ogni volta che i riti lo comportano, una celebrazione comunitaria, che esprime con più verità e pienezza la Chiesa. Anzi bisogna promuovere la “piena, consapevole e attiva partecipazione” di tutti. Nella celebrazione il popolo di Dio attraverso la mediazione dei segni, ricorda e attualizza il mistero pasquale, per lodare il Signore e accrescere la comunione con lui. I riti devono essere capaci di attirare e coinvolgere la comunità. Devono parlare da soli, senza eccessive spiegazioni. I gesti devono essere veri, concreti, espressivi, non estenuati e ridotti al minimo. Occorre una sapiente regia, per dare massimo risalto al rito essenziale, rendere nitidi anche i riti sussidiari, che illustrano i vari aspetti della grazia, coordinare e finalizzare a un significato fondamentale tutti gli elementi: di parola (monizioni, omelia), di musica (canti e suoni), di ambientazione (luci, fiori, immagini). Il sacerdote che presiede non deve accentrare tutti i compiti; deve anzi valorizzare l’apporto di vari ministri: lettori capaci di dare voce persuasiva alla Parola, cantori ben integrati nell’azione rituale, accoliti e ministranti per il servizio dell’altare, incaricati per l’accoglienza, volontari per accompagnare anziani e diversamente abili… E’ perciò indispensabile un’accurata preparazione con una attenta individuazione e concertazione degli interventi.

Per radunarsi la comunità ha bisogno di una casa luogo dell’assemblea e dell’incontro con Dio. Essa diventa il simbolo della comunità stessa, esprime la fede, i valori culturali, la storia, le speranze. Lo spazio deve essere configurato in modo da favorire lo svolgimento delle varie celebrazioni liturgiche e la preghiera personale, mensa dell’Eucaristia e simbolo di Cristo, occupa il centro visivo. L’ambone, riservato esclusivamente alla proclamazione della Parola e alla predicazione, si colloca opportunamente tra l’altare e l’assemblea. La sede delle presidenza trova posizione nel presbiterio. Il Fonte battesimale conviene sia posto vicino all’ingresso. La sede delle riconciliazione deve essere decorosa e ben visibile, idonea per il dialogo riservato, la lettura della Parola e l’imposizione delle mani. Il tabernacolo, dove si conserva l’Eucaristia dopo la messa, deve essere degno e sicuro, possibilmente situato in una cappella adatta all’adorazione, aperta sull’ambiente maggiore dell’assemblea. Tutti questi elementi devono essere correlati tra loro; possono anche essere arricchiti di immagini, che esprimono la fede e siano strumenti di catechesi per un popolo cristiano. Lo spazio principale, poi, deve collegarsi ad altri spazi complementari: il sagrato, la sagrestia, le sale per attività pastorali. Ancor più che a luogo, la celebrazione è legata al tempo. Per coltivare le memorie e i valori, gli uomini hanno bisogno di ritmi cronologici e regolari. La Chiesa scandisce i giorni dell’anno e le ore del giorno celebrando il mistero di Cristo nei suoi vari momenti ed aspetti.

Così il n. 7 della SC ci dice che Cristo è presente nell’assemblea liturgica, nella persona del ministro che la presiede, nella Parola che viene proclamata, nel segno della comunità riunita nel suo nome, nell’Eucaristia: “Per realizzare un’opera così grande, Cristo è sempre presente nella sua Chiesa, e in modo speciale nelle azioni liturgiche. è presente nel sacrificio della messa, sia nella persona del ministro, essendo egli stesso che, << offertosi una volta sulla croce, offre ancora se stesso tramite il ministero dei sacerdoti >>, sia soprattutto sotto le specie eucaristiche. è presente con la sua virtù nei sacramenti, al punto che quando uno battezza è Cristo stesso che battezza. è presente nella sua parola, giacchè è lui che parla quando nella Chiesa si legge la sacra Scrittura. è presente infine quando la Chiesa prega e loda, lui che ha promesso: << Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, là sono io, in mezzo a loro >> (Mt 18,20).

Effettivamente per il compimento di quest’opera così grande, con la quale viene resa a Dio una gloria perfetta e gli uomini vengono santificati, Cristo associa sempre a sè la Chiesa, sua sposa amatissima, la quale l’invoca come suo Signore e per mezzo di lui rende il culto all’eterno Padre. Giustamente perciò la liturgia è considerata come l’esercizio della funzione sacerdotale di Gesù Cristo. In essa, la santificazione dell’uomo è significata per mezzo di segni sensibili e realizzata in modo proprio a ciascuno di essi; in essa il culto pubblico integrale è esercitato dal corpo mistico di Gesù Cristo, cioè dal capo e dalle sue membra. Perciò ogni celebrazione liturgica, in quanto opera di Cristo sacerdote e del suo corpo, che è la Chiesa, è azione sacra per eccellenza, e nessun’altra azione della Chiesa ne uguaglia l’efficacia allo stesso titolo e allo stesso grado.

La chiesa dà lode a Dio efficacemente perchè è corpo di Cristo

“Le azioni liturgiche non sono azioni private ma celebrazioni della Chiesa, che è << sacramento dell’unità >>, cioè popolo santo radunato e ordinato sotto la guida dei vescovi . Perciò tali azioni appartengono all’intero corpo della Chiesa, lo manifestano e lo implicano; ma i singoli membri vi sono interessati in diverso modo, secondo la diversità degli stati, degli uffici e della partecipazione effettiva.”

Questa è la radicale differenza della liturgia cristiana dalla infinita varietà di esperienze di preghiera presenti nelle varie forme ed espressioni della religiosità umana.

Da qui il gradimento e la bontà della nostra preghiera, essa infatti giunge al Padre sempre mediata da Cristo e non solo come sforzo umano che, come tale, potrebbe essere sempre segnato da ambiguità ed imperfezioni. Conclude, infatti, la preghiera eucaristica la formula:

“Con Cristo, per Cristo e in Cristo, a Te, Dio Padre onnipotente, nell’unità dello Spirito Santo, ogni onore e gloria per tutti i secoli dei secoli. Amen”. Proprio per questo motivo ogni credente, secondo la teologia cristiana, ha la possibilità di un rapporto personale con il Signore senza la necessità di quelle formule e quei riti tipici della religiosità pagana. Si pensi ad esempio agli stregoni, ai capi religiosi di ogni forma e foggia. è questa la radice della dottrina del sacerdozio comune dei fedeli che trova il suo esercizio più tipico nella preghiera personale e nella celebrazione liturgica.

Il popolo di Dio è il soggetto della liturgia proprio in forza di questo sacerdozio comune dei fedeli, essa è opera del corpo mistico di Cristo di cui ognuno fa parte, sia pure con ruoli essenzialmente diversi.

Ecco i fondamenti per una ecclesiologia di comunione poi elaborata dalla LG. Se nel suo essere mediatore Cristo rende possibile tutto questo, cioè rende efficace il salire al cielo delle nostre invocazioni, nel suo essere mediatore Egli rende possibile anche l’effetto benefico discendente, cioè la grazia della salvezza che giunge in tal modo ad ogni uomo. Tutto questo assicura la forza e la centralità della liturgia per la vita del cristiano, ecco perchè la liturgia, e in particolare l’Eucaristia, è dunque “fons et culmen” della vita della chiesa.