Comunione

La Prima Comunione è uno dei sacramenti più importanti e preziosi, nella vita di un giovane cristiano. Celebra il momento in cui, per la prima volta, lui o lei potranno accostarsi alla Santa Eucarestia, partecipare a tutti gli effetti alla Messa, ricevendo dal Sacerdote il Corpo di Nostro Signore Gesù. Un evento davvero unico e irripetibile non solo per il giovane fedele, che ad esso si è preparato con un lungo percorso di catechesi, nei due anni precedenti, ma anche per la sua famiglia, che, come vuole la tradizione, lo rende anche un’occasione di festa.

Ma vogliamo soffermarci un momento su che cosa rappresentino al giorno d’oggi i festeggiamenti per la Prima Comunione.

È vero che rendere il giorno della Prima Comunione una festa a tutti gli effetti, e come tale celebrarlo con un grande pranzo, a cui verranno invitati parenti, amici, con regali, con un abito speciale per il giovane festeggiato, sono tutti modi per sottolinearne l’importanza e il valore. Tuttavia, non bisogna fare in modo che tutti questi elementi esterni si trasformino nel vero nucleo della giornata, nel centro della celebrazione, facendo passare in secondo piano il vero significato dottrinale e spirituale del sacramento in sé.

Troppo spesso accade che la Prima Comunione degeneri in un evento solo sociale, un’occasione per le famiglie dei bambini che vi partecipano di fare sfoggio di bei vestiti e banchetti costosi, spesso affrontando anche spese molto ingenti, ma perdendo di vista ciò che veramente conta.

Viene data troppa enfasi agli aspetti esteriori di questo evento così prezioso, e, così facendo, in qualche modo, se ne tradisce il senso spirituale più profondo e autentico.

È un discorso delicato, perché è anche vero che è giusto rendere il giorno della Prima Comunione una grande festa per il bambino che si accosta per la prima volta all’Eucarestia e per coloro che lo amano, ma, nello stesso tempo, si rischia di esagerare.

Alcune parrocchie tentano di ovviare almeno al problema dell’abito offrendo in affitto ai ragazzi delle tuniche bianche, molto semplici, bianche, e imponendo loro di usarle durante la cerimonia. La tunica bianca esprime da sola tutta la semplicità e la purezza che ci si aspetta da questi nuovi, giovani cristiani, invitati per la prima volta a ricevere l’Eucarestia. Perché davvero suscita stupore scoprire a quali esagerazioni sono arrivati gli abiti da cerimonia proposti ai bambini e soprattutto alle bambine per questa grande occasione. Basta digitare ‘abito da comunione’ su un qualsiasi motore di ricerca per avere un colpo d’occhio sconcertante. Pizzi, fronzoli, lunghi strascichi, più adatti a una principessa Disney che a qualcuno che è giunto alla fine di un percorso spirituale e umano profondo e significativo!

Ma c’è di più, e riguarda sempre in particolar modo le bambine. Molto, troppo spesso, in occasione della Prima Comunione, esse vengono pettinate e truccate in un modo che definire fuori luogo è un eufemismo. È vero, viviamo in un’epoca in cui l’apparenza è assunta a stato sociale, in cui fin da giovanissimi si è costantemente bombardati da input che impongono precisi canoni estetici, senza i quali è impossibile essere riconosciuti dai propri coetanei, apprezzati, diventare popolari. La maggior parte di questi input vengono dai media, dal mondo dello spettacolo, e non tengono minimamente conto del fatto che, a ricevere questi segnali, sono spesso persone terribilmente giovani, più esposte e malleabili, la cui percezione di sé e del proprio aspetto verrà irrimediabilmente influenzata da questi modelli artefatti e irraggiungibili. O sono le mamme a voler a tutti i costi trasformare le loro figlie in piccole adulte imbellettate, un po’per vanità, un po’per esigenza di ostentare il proprio essere alla moda.

Il risultato non cambia.

In un giorno in cui tutto dovrebbe parlare di innocenza e purezza, di candore spirituale e di una nuova, fresca presa di coscienza del proprio essere cristiani, la maggior parte dei bambini e delle bambine appaiono come dei piccoli modelli usciti da una rivista di glamour, o da un film a cartoni animati, appunto, o ancora peggio come piccoli sposi in miniatura.

Al di là del messaggio assolutamente sbagliato, ciò che si evince da questo scenario è una profonda incomprensione, soprattutto da parte delle famiglie, del valore del sacramento che ci si accinge a celebrare. E se certi valori non vengono recepiti dagli adulti, come si può pretendere che i bambini li facciano propri?

IL PARROCO

Padre Antonio M. IANNUZZI