IL MEDICO DELLE ANIME CHE FONDÒ I BARNABITI
SANT’ANTONIO MARIA ZACCARIA
5 LUGLIO 2022
«Di lui disse il futuro Papa Ratzinger: «La figura di questo santo mi è cara perché è una delle grandi personalità della riforma cattolica del Cinquecento, impegnato nel rinnovamento della vita cristiana in un’epoca di profonda crisi nel campo della fede e dei costumi»
Il fondatore dei Barnabiti nacque a Cremona nella prima quindicina di dicembre 1502; nel febbraio successivo gli morì il padre e crebbe sotto la vigile guida della giovanissima madre (era appena diciottenne quando le morì il marito) che, pur essendo ricca rinunciò a risposarsi per educare il figlio, trovando nella fede la forza per andare avanti. Dopo i primi studi in patria, sui sedici anni Antonio Maria iniziò gli studi di filosofia a Pavia, probabilmente in compagnia della madre che lì aveva dei parenti, e qui maturò la sua decisione di dedicarsi alla medicina, professione di prestigio in grado di tenere alto il nome della sua nobile famiglia; per questo nel 1520 si iscrisse all’università di Padova, polo culturale tra i più celebri d’Europa, e si laureò dopo quattro anni. Intanto però l’impegno di vita cristiana, già ben chiaro a Cremona sotto la guida della madre, si era rafforzato nell’esercizio ascetico: costituiva un’eccezione nell’ambiente goliardico questo studente un po’ anomalo, riservato e schivo, che preferiva la penombra delle chiese alle allegre riunioni, frequentava i sacramenti con assiduità e vedeva nel futuro esercizio della medicina un modo per esercitare la carità assistendo i poveri. Tornato a Cremona, il neo dottore cominciò a esercitare la professione sotto la guida di medici anziani e collaudati: curava gli infermi, soprattutto i più poveri a cui nessuno pensava, negli ospedali e anche a domicilio con un’attenzione che gli guadagnò presto la stima e l’ammirazione della gente.
Col passare dei mesi, egli si rese conto che molti suoi pazienti avevano bisogno di rimettere in sesto l’anima più che il corpo e per uno come lui, che si alimentava quotidianamente a contatto col Signore frequentando i sacramenti e meditando la parola di Dio, era naturale cercare di riportare alla fede chi ne era lontano. Cominciò a chiedersi se non fosse questa la sua vera missione e si rivolse per un consiglio a un certo fra Marcello, domenicano ben noto nella zona per il carisma del discernimento, il quale gli suggerì di farsi sacerdote. Antonio abbandonò la professione dandosi a una più intensa vita spirituale e all’apostolato diretto, tenendo al popolo lezioni di catechismo nella chiesetta di S. Vitale presso palazzo Zaccaria, e intanto studiava teologia. Alla morte di fra Marcello, egli si affidò alla direzione spirituale di un altro domenicano, fra Battista Carioni da Crema, che avrà un ruolo decisivo nel suo futuro.