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FESTA DI SAN’ANTONIO MARIA ZACCARIA

5 Luglio, 2023

«È proprio dei grandi cuori mettersi al servizio degli altri senza ricompensa e combattere non in vista della paga», diceva il fondatore dei Barnabiti sant’Antonio Maria Zaccaria (1502-1539), tra i protagonisti della Riforma cattolica.

Nato a Cremona (Italia) nel 1502. da una famiglia nobile e rimasto orfano del padre ad appena due anni, Antonio venne allevato teneramente dalla giovanissima madre (era diciottenne quando rimase vedova), che ne curò soprattutto la formazione cristiana. Fin dalla fanciullezza dimostrò il suo amore per gli ultimi, come quando – in una fredda giornata d’inverno – tornò a casa senza mantello, che aveva messo sulle spalle di un povero. Studiò filosofia e medicina e per circa tre anni praticò la professione medica, curando gratuitamente gli indigenti e confortandoli nell’anima. Fin da giovane seppe coltivare la sua missione battesimale, operando come catechista per bambini, giovani e adulti.

Laureato in Medicina all’Università di Padova e, come medico, mise le sue conoscenze al servizio dei fratelli. Si dedicò totalmente al servizio dei poveri e degli abbandonati, preoccupandosi della loro salute fisica e spirituale. Antonio Maria viene chiamato al sacerdozio a 26 anni. Ispirato dall’Apostolo di San Paolo, mise la sua forza e la sua creatività al servizio del Regno, dando vita a una nuova forma di azione pastorale e di essere religioso e laico nella Chiesa: fondò l’Ordine dei Chierici Regolari di San Paolo – Padri Fratelli Barnabiti -, le Suore Angeliche di San Paolo e i Laici di San Paolo, tutti dediti alla riforma della Chiesa. Morì a Cremona il 5 luglio 1539 all’età di 37 anni. Apostolo di Cristo Crocifisso e dell’Eucaristia, promosse le “Quaranta Ore” di adorazione. La sua opera continua oggi in tutto il mondo attraverso i suoi figli e figlie spirituali, nelle Americhe, in Europa, in Asia e in Africa, come poté dire anche Paolo: “Ho combattuto la buona battaglia…”. Ha lasciato questa terra e ha dato il suo ultimo “sì” al Signore.

Già nel periodo da medico, Antonio avvertiva l’urgenza di spiegare le Sacre Scritture e trasmettere le verità di fede a grandi e piccoli, in un’epoca contraddistinta dalla nascita delle eresie di Lutero. Grazie probabilmente anche al consiglio del domenicano Battista da Crema, maturò la decisione di farsi sacerdote e così intraprese gli studi teologici, venendo ordinato nel 1528. Due anni più tardi, su invito della contessa Ludovica Torelli, di cui fu cappellano e in seguito direttore spirituale, si trasferì a Milano. Qui, con l’aiuto dei nobili Bartolomeo Ferrari e Giacomo Morigia, che abbracciarono poi il sacerdozio, fondò nei pressi della chiesa di San Barnaba la Congregazione dei chierici regolari di San Paolo, che i milanesi chiamarono Barnabiti. Così scrisse ai suoi primi confratelli in una lettera d’esortazione: «Corriamo come matti non solo a Dio, ma ancora verso il prossimo, il quale è il mezzo che riceve quello che non possiamo dare a Dio, non avendo Egli bisogno dei nostri beni».

I Barnabiti divennero presto noti alla popolazione per alcuni tratti distintivi: erano «tutti giovani» preti (come annotò un cronista dell’epoca), che vivevano in povertà e giravano per le strade dedicandosi alla predicazione e alle penitenze pubbliche. Nelle intenzioni di Antonio, il nuovo ordine aveva il fine di «rianimare lo spirito ecclesiastico e lo zelo per le anime tra il clero», denunciando i vizi morali e indicando la via per avvicinarsi a Dio. Volendo ridare vigore alla pietà popolare e riaccendere i cuori con l’amore per Gesù, il santo diffuse sia l’usanza di suonare le campane alle tre di venerdì pomeriggio, in ricordo della morte in croce di Nostro Signore, sia l’adorazione continua dell’Eucaristia attraverso la devozione delle Quarantore, per il cui radicamento i Barnabiti giocarono una parte importante. Negli anni seguenti fondò pure un istituto di religiose, le Angeliche di San Paolo, e uno di laici sposati, i Maritati di San Paolo.

Con il suo apostolato, mirante alla riforma del clero e all’edificazione del popolo, preparò quindi il terreno al Concilio di Trento (1545-1563), al quale non poté partecipare perché il 5 luglio 1539, quando aveva poco più di 36 anni, avvenne la sua nascita in Cielo, per una malattia contratta dopo innumerevoli fatiche e penitenze. Oltre ad alcune lettere e alle costituzioni dell’Ordine barnabita, ci sono rimasti sette ispiratissimi sermoni del santo, di cui uno intitolato Di una causa della negligenza e tiepidezza nella via di Dio: la tiepidezza è il «massimo degli ostacoli» da superare per giungere al «nostro fine», cioè Dio. Riprendendo la distinzione biblica tra precetti e consigli, molto presente nel Vangelo e nelle lettere paoline, Antonio avverte che la mancata ricerca della perfezione, specie se programmatica (del tipo «purché salvi l’anima mia, basta»), è un pericolo per l’anima. Dunque, per vincere questa tiepidezza, esorta: «Vuoi tu non rompere i precetti? Osserva i consigli. Vuoi tu non far peccati mortali? Fuggi i veniali. Vuoi tu ancora fuggire i veniali? Lascia qualche cosa lecita e concessa».

Paola Aloni

Il primo miracolo avvenne a Cremona (Italia) nell’anno 1873. Paola Aloni, che aveva sempre goduto di ottima salute, all’età di venticinque anni fu colpita da una malattia nervosa reumatica, accompagnata da forti contrazioni, spasmi e deliri. . Le cause furono conosciute in seguito quando si manifestò un tumore maligno nascosto nella gola. A questo si aggiunse una malattia incurabile del centro nervoso spinale che la costrinse a stare a letto per sette anni. Persa ogni speranza di guarigione, invocò l’aiuto di Sant’Antonio Maria Zaccaria, che ben presto venne in suo aiuto. Era già allo stremo delle forze e l’aveva data per morta, quando improvvisamente, il 25 maggio, alle 16, la giovane donna è tornata in sé, si è alzata dal letto ed è stata completamente guarita.

Francesco Aloni

Il secondo miracolo è avvenuto anche a Cremona (Italia). Il fratello di Paola, Francesco Aloni, soffriva di Herpes Zoster fin da bambino. Cresceva ed era soggetto a frequenti infiammazioni al cervello con rischio di complicanze più gravi a livello cerebrale. Raggiunto l’età adulta, si è accidentalmente rotto una gamba che, nel tempo, ha formato un tumore, sviluppando una periostite cronica incurabile. Oppresso e afflitto, andò a visitare la sorella che lo esortò a recuperare il suo coraggio, perché in assenza di rimedi umani, rimane quello del cielo; quella che lei stessa aveva sperimentato con il valido aiuto di sant’Antonio Maria Zaccaria, e alla quale, pertanto, egli stesso dovette ricorrere per ottenere la grazia. Sua sorella prese la reliquia di Sant’Antonio Maria Zaccaria, la pose sulla sua gamba malata e disse: “Per intercessione del venerato Antonio Maria Zaccaria, che Dio ti guarisca da questo male”, ha poi avuto inizio la novena. Prima di terminarlo, Francesco fu perfettamente guarito dalla sua malattia, il 23 ottobre 1876.

L’agricoltore Vincenzo Zanotti

Il terzo miracolo avvenne nel 1876 nell’arcidiocesi di Bologna, in Italia. L’agricoltore Vincenzo Zanotti soffriva di gravissime ulcere. Per diversi anni le medicine usate a volte alleviavano il dolore, ma non risolvevano il problema e quando il dolore si acuiva sempre di più, era costretto a restare a letto. Tutti i medici non davano speranza di guarigione. Provvidenzialmente, gli giunsero tra le mani un’immagine e una reliquia di Sant’Antonio Maria Zaccaria, insieme al compendio della sua vita. Dopo averlo letto, Vincenzo si sentì emozionato e speranzoso di essere guarito e si rivolse così al Santo. Per meritare la sua protezione, iniziò una novena di preghiere e poi un triduo. L’ultimo giorno si tolse le bende e, quasi non credendo a ciò che vedeva, si accorse che erano scomparse in modo tale che, oltre a poter camminare, poté anche tornare al duro lavoro nei campi.

Fatto miracoloso avvenuto nel dipinto venerato nella cripta di San Barnaba a Milano p. Faustino Maria Premoli, rettore del Collegio dei Barnabiti, in Cremona, Italia, all’imbrunire del 15 luglio 1747, inginocchiato davanti ad un’immagine di S., miracoli nuovi, ma clamorosi per poterne chiedere canonicamente la beatificazione . Il giorno dopo, come di consueto, alcuni devoti pregavano davanti al dipinto di Sant’Antonio Maria Zaccaria. Improvvisamente, furono stupiti nel vedere l’immagine circondata da una grande luce celestiale. Il Servo di Dio, Antonio Maria Zaccaria, fece cadere il giglio sul suo braccio sinistro e, alzando la mano destra, li benedisse. Mentre accadeva tutto questo, p. Premoli dava le spalle al dipinto, mentre benediceva i fedeli con la reliquia del Santo. Vedendo un certo tremore e stupore nelle persone, chiese cosa stesse succedendo, ma nessuno osava parlare. Terminata l’apparizione, cominciarono ad esclamare: “O Signore! Che miracolo! Che grande miracolo abbiamo visto! Raccontarono poi la visione, di cui poi rimase una prova permanente nella stessa immagine, poiché la mano destra del Santo e il giglio non tornarono più nella loro posizione originaria. Questo fatto è stato verificato non solo da p. Premoli, ma anche da tante persone che ricordavano com’era l’immagine precedente. Ciò è confermato dal pittore Tommaso Picenardi, che possedeva alcune copie dell’opera.

«È proprio dei grandi cuori mettersi al servizio degli altri senza ricompensa e combattere non in vista della paga»,

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Data:
5 Luglio, 2023
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