Caricamento Eventi

« Tutti gli Eventi

  • Questo evento è passato.

V DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO A)

9 Febbraio, 2020

Mt 5, 3-16

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente. Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra un monte, né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli».

Commento

“Voi siete il sale della terra… voi siete la luce del mondo…”. Dopo il Vangelo delle Beatitudini, oggi quello del sale e della luce. Quando il discepolo e la comunità dei credenti vivono le beatitudini – cioè in qualche modo ne hanno il “sapore” – allora essi sono sale e luce. Il sale, da sempre prezioso nelle civiltà e nelle culture più antiche, quasi fino alla nostra, al punto da essere usato come moneta di scambio, preserva dalla corruzione, conserva gli alimenti e dà loro sapore. Ma è anche segno di amicizia nel senso che per essa si è disposti a pagare un costo. La luce è ancora di più. Con essa inizia la creazione, la chiamata all’essere, l’uscita dal nulla. Il Vangelo di Matteo presenta Gesù stesso come una grande luce che illumina quelli che abitano nelle tenebre della morte.

Il Signore chiama i discepoli sale della terra e luce del mondo; sono quasi le prime parole che rivolge loro. Questo mostra la potenza di Gesù: è lui il vero sale e la vera luce, ma li rende subito partecipi di tutto, anche della sua condizione di Figlio. Per questo il discepolo che subisce la persecuzione sa di Cristo, è come il sale. E all’esterno produce una luce che illumina il mondo e la stessa comunità dei credenti, la Chiesa.

Propriamente è Gesù il sale della terra e la luce del mondo. Gesù sa di Dio, ha il sapore di Dio, tutt’altro rispetto al sapore del mondo. Così come si contrappongono il profumo, la fragranza di vita e l’odore di morte. Anche il discepolo, per la partecipazione a Cristo Gesù, ha anche lui questo sapore e deve cercare di non essere insipido. Avere sale vuol dire avere questa esperienza di Dio. Ma il sapore si può perdere e anche il discepolo può diventare insignificante, senza senso.

La luce è Gesù, il Figlio che è “luce da luce”, brilla sul lucerniere, che è la croce, e rischiara le tenebre. Una luce così intensa che fa sembrare tenebra la luce in cui viviamo. Perché Lui è la luce, noi battezzati in lui, veniamo illuminati a nostra volta e riflettiamo luce sugli altri. È come nell’astronomia: corpi opachi, come la luna, non brillano di luce propria ma riverberano la luce del sole.

Anche Mosè, dopo aver visto e parlato con il Signore, si dice che aveva un’espressione così luminosa che quasi non si riusciva a guardarlo; per cui gli israeliti lo pregavano di velarsi quando parlava con loro. E Mosè si toglieva il velo solo quando era nella tenda davanti al Signore.

Perdere il sapore è tragico; significa divenire stolti, idolatri. Si può parlare della luce senza che niente s’illumini, del fuoco senza che niente si riscaldi, del lievito senza che niente venga fermentato, del sale senza che niente acquisti sapore. Se invece siamo luce, fuoco, lievito e sale, rendiamo testimonianza poiché per farne esperienza gli altri devono entrare in comunione con noi e trovandoci in comunione con Dio lo conoscono e ne fanno essi stessi esperienza.

Dettagli

Data:
9 Febbraio, 2020