Icona del Volto Santo o Icona Acheropita
«Dammi la prova che gli occhi della tua anima possano vedere e gli orecchi del tuo cuore possano intendere. Difatti possono vedere Dio solo quelli che hanno gli occhi dell’anima aperti» (Teofilo di Antiochia).
Lettura dell’Icona
L’icona del Santo volto o Icona Acheropita, della scuola di Novgorod, Russia, (secolo XII), è l’icona della festa del « Trionfo dell’ortodossia ».
Questo modello iconografico commemora la misteriosa bellezza del volto di Cristo. Solo l’icona di Cristo può sovrastare l’altare. Icona delle icone, il Figlio resta la « pietra angolare e preziosa » della « bellezza divina » celebrata dal Kontakion della Domenica dell’Ortodossia: «II Verbo indescrivibile del Padre si è fatto descrivibile incarnandosi di te, Madre di Dio. Avendo ristabilito nella sua dignità originale l’immagine insudiciata, l’unisce alla bellezza divina». Dio si riconosce nella sua creatura e tramite il Figlio incarnato si fa volto. Nel volto del Cristo l’uomo è chiamato a riconoscere il proprio volto trasfigurato. L’icona cristallizza questo riconoscimento: immagine del Cristo, riflette l’immagine dell’umanità deificata che, contemplandosi in essa, « riflette come in uno specchio la gloria del Signore » (2Cor 3, 18).
In questa icona, vediamo rappresentato solo il volto, senza collo, di fronte: il Cristo ci invita a rivolgerci a lui dandogli del « Tu », ci invita al dialogo, a non avere paura: la « frontalità » è offerta e disponibilità al dialogo.
Il « profilo », al contrario, non dialoga, si difende, nasconde parte del volto.
Il colore della carnagione è di una tonalità che si può definire colore di terra impastata di luce non identificabile con nessuna razza; è il volto del genere umano, e tutte le culture e le razze in esso si riconoscono. I capelli, simmetricamente divisi, sembrano un velo che si alza per mostrare il volto di Gesù che illumina « la divina tenebra », cioè il mistero di Dio. La fronte, ampia, scoperta, è la sede della sapienza.
Gli occhi grandi e dolci, sono pieni di luce e offrono vitalità con tono maestoso, quasi severo, anche se accogliente. Lo sguardo del Signore è solenne: egli guarda alla sua destra per rassicurare, accogliere e proteggere con la sua divina maestà i suoi discepoli: «Venite benedetti dal Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo» (Mt 25,34). Il suo è uno sguardo che difende dal male e da vittoria in ogni prova. E’ l’occhio che, per sua natura rivolto perennemente alla luce, può diventare specchio dell’anima e spingerci fino all’intimo della conoscenza di Dio. Per la conoscenza e la fede – grida l’apostolo Paolo alla Chiesa di Efeso – siano illuminati « gli occhi della vostra mente » (Ef 1,18).
Le orecchie di Gesù sono piccole, appiattite, quasi flosce, perché egli ascolta tutto con gli occhi; egli guarda e ascolta, guarda e ama, ascolta tutto dal di dentro… anche le nostre preghiere, le nostre invocazioni, vengono accolte dai suoi occhi i quali capiscono e conoscono assai più di quanto gli dice il suono della nostra voce.
La bocca, piccola e chiusa, invita al silenzio, ad ascoltare la voce dello Spirito, ed è nell’atteggiamento appena accennato di soffiare lo Spirito santo.
Lo sfondo d’oro che avvolge il volto indica l’immersione della persona nella luce divina e come conseguenza è il simbolo della luce divina che inonda di sé tutta la rappresentazione e deifica l’umanità stessa di Cristo: nell’icona contempliamo il volto trasfigurato e trasfigurante del Risorto.
Il cerchio giallo-oro del nimbo è luminoso ma non abbaglia, non violenta lo sguardo, come fa Dio che si fa conoscere dall’uomo senza violentare.
Questi elementi del volto trovano unità nel TAU, che prende forma dalle arcate sopracciliari e dal naso; il TAU tiene lontana ogni punizione, diventa dono e soffio di vita: «II Signore chiamò l’uomo vestito di lino, che aveva al fianco la borsa da scriba, e gli disse: « Passa in mezzo alla città, in mezzo a Gerusalemme, e segna un TAU sulla fronte degli uomini che sospirano e piangono per tutti gli abomini che vi si compiono »» (Ez 9,3-4). Perciò, proprio attraverso la croce che Gesù ha sul volto può essere impresso il TAU sul volto di ogni uomo che ha fame e sete di giustizia; ed egli verrà saziato e interamente realizzato.
Non stancarti di contemplare il suo sguardo: Egli è uno sguardo che ascolta. Non ha bisogno di sentire le tue parole, le tue grida o le tue domande. Gesù ti guarda e ti ama. Ti guarda partendo dal cuore. Legge dentro, sa di che cosa siamo fatti, siamo suoi, gli apparteniamo! E guardandoti ti da fiotti di vita nuova invitandoti, poi, a fare altrettanto con i fratelli. Chiediti: quante volte questo sguardo è stato per me un monito a cambiare? A convertirmi, a lasciarmi trasformare questo cuore di pietra? So guardare il fratello con lo sguardo di Cristo che «tutto scusa, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta» per noi? (1Cor 13,7).
Per mezzo delle umili mani dell’iconografo Enrico Morisco