L’ascensione di Gesù
L’Ascensione (Lc. 24,50-53)
Poi li condusse fuori verso Betània e, alzate le mani, li benedisse. Mentre li benediceva, si staccò da loro e fu portato verso il cielo. Ed essi, dopo averlo adorato, tornarono a Gerusalemme con grande gioia; e stavano sempre nel tempio lodando Dio.
L’Ascensione (At. 1,6-11)
Così venutisi a trovare insieme gli domandarono: “Signore, è questo il tempo in cui ricostituirai il regno di Israele?”.Ma egli rispose: “Non spetta a voi conoscere i tempi e i momenti che il Padre ha riservato alla sua scelta, ma avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino agli estremi confini della terra”.
Detto questo, fu elevato in alto sotto i loro occhi e una nube lo sottrasse al loro sguardo. E poiché essi stavano fissando il cielo mentre egli se n’andava, ecco due uomini in bianche vesti si presentarono a loro e dissero: “Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù, che è stato di tra voi assunto fino al cielo, tornerà un giorno allo stesso modo in cui l’avete visto andare in cielo”.
Il significato dell’icona
Come abbiamo avuto modo di dire precedentemente, un’icona viene dipinta tenendo conto di due elementi. Il primo è costituito dalla Parola di Dio, l’altro dal “prototipo”ispirato dell’artista e confermato dalla Chiesa.
L’icona dell’Ascensione si compone intorno al racconto che ne fa S. Luca sia nel Vangelo che all’inizio degli Atti. Anche in S. Paolo troviamo un riferimento: “Ascendendo in cielo ha portato con sé prigionieri, ha distribuito doni agli uomini. Ma che significa la parola “ascese”, se non che prima era disceso quaggiù sulla terra? Colui che discese è lo stesso che anche ascese al di sopra di tutti i cieli, per riempire tutte le cose”(Ef. 4,9-10). E nel Salmo (23,9) leggiamo:
“Sollevate, porte, i vostri frontali, alzatevi, porte antiche ed entri il Re della gloria”.Le due “porte” indicano i due poli metafisici della terra e i due estremi della corsa della salvezza. Dio discende fino alla porta dell’inferno, la spezza e da lì si eleva fino alla porta del cielo: “Il Signore con la sua discesa ha annientato l’avversario e con la sua ascensione ha esaltato l’uomo”.
Il “prototipo”di questa icona è antichissimo. Lo ritroviamo già sulle ampolle di Monza del V e VI secolo e non è mai stato cambiato nei secoli. Esso vede nella parte superiore il Cristo contornato dalle Potenze Angeliche ed in quella inferiore gli Apostoli, la Vergine e gli Angeli. L’icona, pertanto, è divisa in due parti ben distinte: la prima, quella celeste, in cui campeggia la figura del Cristo glorioso; la seconda, quella terrestre, fittamente popolata. Il Signore sale benedicendo e l’icona fa di questo avvenimento l’asse della sua composizione. Questa benedizione è già l’inizio della Pentecoste, l’invio dello Spirito Santo. Si può dire che l’icona dell’Ascensione rappresenta l’epiclesi pentecostale, il momento in cui “io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Consolatore perché rimanga con voi per sempre”(Gv. 14,16).
Il Cristo
Nella parte superiore, racchiuso nel cerchio cosmico, simbolo dell’eternità, c’è il Cristo benedicente che sale al cielo. Ma, dice l’evangelista “questo Gesù…tornerà un giorno allo stesso modo con cui l’avete visto andare in cielo”(At 1,11) per cui l’immagine ci introduce già nel tempo escatologico della venuta di Cristo nella gloria…”per giudicare i vivi e i morti e il suo Regno non avrà fine”.Il Cristo appare come seduto su un trono di gloria e con vesti di porpora ed oro: i colori per eccellenza della sua regalità. Dalla sua persona, divina ed umana, si sprigiona e s’irradia la luce della divinità per tutta l’ampiezza dei cieli.
Il gesto è quello del Pantocratore, cioè di “Colui che contiene in se tutte le cose”,un gesto solenne della destra che esprime la sua signoria sopra ogni cosa, mentre nella sinistra stringe un rotolo simbolo della Parola e del “chirografo”,il documento della nostra condanna che Gesù risorto ha definitivamente cancellato. Si capisce allora che da questa immagine di potenza scaturisce per noi la sorgente della misericordia. Non ci schianta, non ci annienta, ma ci salva.
La natura e gli angeli
L’icona si presenta divisa in due parti nette. Quella superiore, nel cielo dorato, dove c’è il Cristo glorioso, e quella inferiore, segnata dalle rocce e dagli alberi, dove si trovano riuniti gli apostoli, Maria e gli angeli. Anzi pare che tutti i personaggi si trovino immersi e delimitati dalla pesantezza della terra.Dal blocco roccioso si elevano quattro arboscelli verdi e rigogliosi che rappresentano i quattro angoli della terra “sterile”,asservita all’idolatria, che risponde all’annunzio della buona novella, idealmente simboleggiata dai quattro evangelisti. Dall’Ascensione in poi Gesù manda gli apostoli fino agli estremi confini della terra per annunciare la salvezza.
Se il paesaggio traccia una leggera frontiera tra quaggiù e l’aldilà, le quattro corone d’alberi del monte degli Ulivi (simbolo della pace) la valicano nettamente e mostrano la natura che prende parte alla liturgia cosmica: Dio si dirige verso il mondo, e il mondo va incontro al suo Re. I colori verde avorio parlano della liberazione mediante la grazia.
I due angeli in bianche vesti sono gli angeli della risurrezione che, posti in mezzo agli apostoli, annunciano che il Cristo ascendente in cielo ritornerà nella sua gloria; è un’allusione alla Parola di S. Paolo: “Ogni questione si deciderà sulla dichiarazione di due testimoni”(2Cor 13,1,) e la loro testimonianza è certa.
Le loro braccia elevate ricordano l’invito “in alto i cuori”che il sacerdote rivolge all’assemblea all’inizio dell’anafora (preghiera eucaristica): inizia, infatti, la liturgia celeste a cui si unisce quella terrestre, il momento in cui il Figlio ci lascia in eredità il suo corpo, la sua anima, la sua divinità.
La Vergine
Anche se le fonti scritturistiche non parlano esplicitamente della presenza della Vergine al monte degli Ulivi nel giorno dell’Ascensione, la tradizione della Chiesa la raffigura al centro dell’icona con gli apostoli perché così viene presentata per l’ultima volta nel libro degli Atti: “Tutti erano assidui e concordi nella preghiera insieme con alcune donne e Maria, la madre di Gesù e i fratelli di lui”(At 1, 13 seg).
La Theotokos, dunque, posta al centro, è l’asse del gruppo situato in primo piano. Essa si staglia sullo sfondo del biancore angelico. “Più pura dei cherubini e più grande dei serafini” è il centro prestabilito dove convergono i mondi angelico e umano, la terra e il cielo. Tuttavia il Cristo siede alla destra del Padre, “al di sopra di ogni principato e autorità, di ogni potenza e dominazione… capo della Chiesa, la quale è il suo corpo, la pienezza di colui che si realizza interamente in tutte le cose”(Ef1,20-23). Figura della Chiesa, la Vergine è sempre rappresentata al di sotto del Cristo. Il suo atteggiamento è duplice: “orante”,è colei che intercede presso Dio, e “purissima”è la santità della Chiesa di fronte al mondo. La sua immutabilità traduce la verità immutabile della Chiesa. La grazia e la leggerezza della sua figura fanno netto contrasto con le figure virili degli apostoli in movimento che la circondano. Il suo significato ecclesiale è sottolineato dalla sua verticalità lanciata verso l’alto e dalle sue mani disposte in offerta e supplica per il mondo. Le tre stelle sulla testa e sulle spalle simboleggiano come sempre la sua verginità prima, durante e dopo il parto. Le estremità delle braccia alzate degli angeli e i piedi della Vergine formano i tre punti di un triangolo, e questa figura si staglia così fortemente sul collegio degli apostoli da tradurre visibilmente l’immagine della Trinità di cui la Chiesa è l’impronta. Gli angeli, infatti, ricordano il Padre e lo Spirito Santo, mentre la Vergine, con la sua corporeità, il Figlio che ha preso le sembianze umane proprio da lei: la sollecitudine “materna”di Dio, Uno e Trino. Le forme geometriche sacre che sostengono la composizione, oltre al triangolo, fanno vedere il cerchio della Chiesa, che passa attraverso le figure esterne degli apostoli e riflette il cerchio che circonda Cristo. Le linea verticale che unisce la testa del Salvatore e quella della Vergine divide l’insieme esattamente in due parti uguali, s’interseca con la linea dell’orizzonte e forma una croce perfetta.
Gli apostoli
Gli apostoli sono divisi in due parti: in primo piano, a sinistra, sta Pietro, mentre a destra è raffigurato Paolo. I due sono chiamati, infatti, i coriferi, i principi degli apostoli. Anche se Paolo non era ancora convertito al tempo dell’Ascensione storica di Gesù, l’icona si presenta come una elaborazione teologico-spirituale dell’evento. Paolo è allora raffigurato con gli altri apostoli e con Maria per indicare la Chiesa sposa in attesa del Cristo sposo. San Cirillo di Gerusalemme ci parla anche di un rapporto tutto particolare tra Paolo e l’Ascensione; dice, infatti: “Se Elia giunse fino al primo cielo, Paolo arrivò al terzo: conseguì una dignità più alta. Non vergognarti, allora, dei tuoi apostoli: essi non sono minori di Mosè o inferiori ai profeti, ma sono buoni tra i buoni, anzi migliori tra i buoni. Elia fu trasportato in cielo, ma Pietro ha le chiavi del Regno dei Cieli, perché si sentì dire: „Qualunque cosa avrai sciolta sulla terra, sarà sciolta anche nei cieli’.Elia fu assunto solamente in cielo; Paolo invece non solo in cielo ma anche in Paradiso – conveniva, infatti, che i discepoli di Gesù ricevessero una grazia più abbondante –e ascoltò parole arcane che uomo non può dire. Paolo discese non perché fosse indegno di dimorare nel terzo cielo ma affinché, discendendo arricchito e pieno di gloria, predicasse il Cristo, morisse per lui e ricevesse la gloria del martirio”.
Gli sguardi degli apostoli sono rivolti verso il Cristo gloriosi e verso gli angeli. Quello che guarda verso il Cristo sembra gridare come il profeta Eliseo quando si vide “rapire”il suo maestro Elia su di un carro di fuoco: “Padre mio, padre mio, cocchio d’Israele e suo cocchiere” (2Re 2,12). Mentre quello che guarda verso gli angeli ascolta la promessa: “Tornerà un giorno allo stesso modo in cui l’avete visto andare in cielo”(At 1, 11).