Perchè la messa si paga?
PERCHÉ LA MESSA SI PAGA? La messa non si paga. Da sempre e in tutte le religioni esiste la convinzione che per ottenere qualcosa da Dio, è necessario offrirgli qualcosa di proprio. I pagani offrivano agli dei agnelli e primizie della terra. I cristiani, dando un’offerta per ricordare i loro defunti durante la celebrazione della messa, intendono in qualche modo rafforzare la loro richiesta a Dio “sacrificando” un po’ del proprio denaro.In ogni diocesi, i vescovi, per evitare imbarazzo da parte dei fedeli e abusi da parte dei sacerdoti, stabiliscono periodicamente l’entità della somma.
Questa offerta non va alla parrocchia, ma al prete che celebra. In tempi in cui c’erano preti che non avevano nessun sussidio, queste offerte servivano per il loro sostentamento. Ciò avviene anche oggi per molti missionari che nei paesi dove lavorano non hanno altre risorse se non le intenzioni delle messe che arrivano loro dall’Italia e da altri paesi cristiani. I preti che non hanno bisogno di queste offerte sono liberi di lasciarle alla parrocchia o di destinarli a opere di carità.
COMPORTAMENTO IN CHIESAPrima di entrare in chiesa per la messa, è doveroso spegnere il telefonino e liberare la bocca dalla gomma da masticare. E’ infatti uno spettacolo poco edificante vedere gente che addirittura va a fare la comunione masticando vistosamente!
Entrando in chiesa è bene guardare nella bacheca degli avvisi (c’è sempre qualcosa che può interessare!), prendere il libro dei canti, non fermarsi negli ultimi posti. Questi vanno lasciati per coloro che eventualmente arriveranno in ritardo. D’altra parte, celebrare con i primi banchi vuoti non da il senso di una comunità di fratelli e sorelle che si riunisce con gioia attorno all’altare.
Non cominciare ad uscire prima che il celebrante abbia invocato la benedizione finale e dato il suo saluto all’assemblea.
IL VESTITO DA… MESSASenza scendere in particolari ridicoli, basti ricordare che il vestito adatto per la messa è quello che, per foggia, per misure, per stravaganza…, non cerca di richiamare l’attenzione su di sé, perché durante la messa l’attenzione di tutti non va distolta da quello che avviene sull’altare.
INTENZIONI SANTE MESSEDa sempre la Chiesa, per mandato evangelico, invita i fedeli a pregare per se stessi e per il prossimo, per implorare aiuto e grazie e per ringraziare per tutti i doni e i benefici ricevuti.
- per i defunti
- per i vivi
- per gli ammalati e sofferenti
- per intenzioni personali
- per implorare grazie
- per ringraziare
- per le diverse necessità
- per gli amici e per i nemici
- per anniversari particolari (matrimonio, compleanno…)
- per qualsiasi persona o situazione.
Ti invito a venire per sempre alla Santa Messa Domenicale con la tua comunità
Domenica Giorno del Signore
Vieni a Trovarmi
E’ diffusa l’idea che in parrocchia sia “tutto gratis”. Forse per il fatto che la parrocchia è considerata un ente di carità, che deve dare, senza nulla chiedere in cambio. Soprattutto in Italia, per motivi storici che non è qui il caso di approfondire. mentre in altri Paesi i fedeli si sentono più responsabili nel sostenere le loro chiese. Una parrocchia, come ogni famiglia, pur privilegiando l’aspetto spirituale, deve gestire anche molte spese ordinarie: per la pastorale, per la catechesi, per la carità. Edifici che hanno bisogno di manutenzione, di luce, acqua e gas. Tasse, telefono, automezzi, arredamento, spese per il culto, piante, fiori, compensi a chi svolge determinati servizi, feste ecc.
Come si provvede al sostegno economico della propria parrocchia? La storia conosce forme diverse. Ma un elemento di continuità attraversa i secoli: le offerte dei fedeli durante la Messa. Fin dalla sua nascita la comunità cristiana si è resa conto che, a provvedere alle sue necessità materiali e ai poveri ai quali dava aiuto, dovevano essere anzitutto i fedeli che la domenica partecipano alla Messa. Per questo ha sempre avuto un ruolo decisivo la colletta, la raccolta delle offerte. Se ne ha traccia in scritti cristiani del secondo secolo d.C. Solo così la comunità cristiana provvede alla copertura del suo bilancio ordinario. Sottolineo: al bilancio ordinario, perché, quando ci sono delle spese straordinarie, la parrocchia il più delle volte deve confidare, oltre che sulla offerta di alcuni fedeli, al sostegno da parte della diocesi o della pubblica amministrazione. Ora, qual è il problema? Il problema è che spesso i fedeli, proprio a causa di quel “tutto gratis”, non hanno sufficiente coscienza dell’importanza di sostenere le spese della propria comunità. La raccolta delle offerte durante la Messa è considerata da molti un’elemosina (quando la si fa), più che una partecipazione responsabile alle necessità materiali della parrocchia. Prova ne è il fatto che nella cesta delle offerte talvolta si getti solo qualche spicciolo, che spesso coincide col superfluo del superfluo. Occorre invece fare un salto di qualità, chiedendo a ciascun cristiano che vuole bene alla propria comunità, godendo dei suoi servizi, che si senta più impegnato a sostenerla economicamente, secondo le proprie possibilità. Soprattutto: occorre che il sostegno economico della parrocchia venga considerato non più un’elemosina, ma un gesto di fede.
Collabora, prega e soffri per la tua parrocchia, perché devi considerarla come una madre a cui la Provvidenza ti ha affidato: chiedi a Dio che sia casa di famiglia, fraterna ed accogliente, casa aperta a tutti e al servizio di tutti. Dà il tuo contributo di azione perché questo si realizzi in pienezza.
Collabora, prega e soffri perché la tua parrocchia sia vera comunità di fede: rispetta il parroco anche se avesse mille difetti, è il delegato di Cristo per te. Guardalo con l’occhio della fede, non accentuare i suoi difetti, non giudicare con troppa facilità le sue miserie, perché Dio perdoni a te le sue miserie. Prenditi carico dei suoi bisogni, prega ogni giorno per lui.
Collabora, prega, soffri perché la tua parrocchia sia una vera comunità eucaristica, che l’Eucarestia sia «radice viva del suo edificarsi», non una radice secca, senza vita. Partecipa alle Eucarestia con tutte le tue forze. Godi e sottolinea tutte le cose belle della tua parrocchia. Non macchiarti mai la lingua accanendoti contro l’inerzia della tua parrocchia; invece rimboccati le maniche per fare tutto quello che ti viene richiesto.Ricordati: i pettegolezzi, le ambizioni, la voglia di primeggiare, le rivalità sono parassiti della vita parrocchiale: detestali, combattili, non tollerarli mai!
La legge fondamentale del servizio è l’umiltà: non imporre le tue idee, non avere ambizioni, servi nell’umiltà. E accetta di essere messo da parte, se il bene di tutti, ad un certo momento, lo richiede. Solo, non incrociare le braccia, buttati invece nel lavoro più antipatico e più schivato da tutti, e non ti salti in mente di fondare un partito di opposizione!
Se il parroco è possessivo e non lascia fare, non farne un dramma: la parrocchia non va a fondo per questo. Ci sono sempre settori dove qualche vecchio parroco ti lascia fare in piena libertà di azione: la preghiera, i poveri, i malati, le persone sole ed emarginate. Basterebbe fossero vivi questi settori e la parrocchia diventerebbe vita. La preghiera, poi, nessuno te la condiziona e te la può togliere. Ricordati bene che, con l’umiltà e la carità, si può dire qualunque verità in parrocchia. Spesso è l’arroganza e la presunzione che ferma ogni passo ed alza muri. La mancanza di pazienza, qualche volta, crea il rigetto delle migliori iniziative.
Quando le cose non vanno, prova a puntare il dito contro te stesso, invece di puntarlo contro il parroco e contro le situazioni. Hai le tue responsabilità, hai i tuoi precisi doveri: se hai il coraggio di un’autocritica, severa e schietta, forse avrai una luce maggiore sui limiti degli altri.
Se la tua parrocchia fa pietà, la colpa è anche tua: basta un pugno di gente volenterosa a fare una rivoluzione, basta un gruppo di gente decisa a tutto per dare un volto nuovo ad una parrocchia.
E prega incessantemente per la santità dei tuoi sacerdoti: sono i sacerdoti santi la ricchezza più straordinaria delle nostre parrocchie, sono i sacerdoti santi la salvezza dei nostri giovani.
(PAOLO VI)
Signore Gesù, aiutaci a essere parrocchia come tu l’hai pensata, l’hai aiutata a nascere, l’hai accompagnata nel tempo.
Aiutaci a essere una comunità dove tutti si accettano per quello che sono, dove tutti dicono “nostro”, dando quello che possono dare, anche se poco, anche se pochissimo.
Aiutaci a essere una comunità dove tutti sappiano testimoniare, con una vita buona, bella, generosa, che c’è più gioia nel dare che nel ricevere, e che è bello portare ciascuno i pesi degli altri, uniti e solidali nella gioia e nel dolore. Aiutaci ad accogliere tutti, come facevi anche Tu: chi c’è sempre, chi soltanto qualche volta, chi viene solo quando gli serve qualcosa.
Aiutaci a essere una comunità che non vive per se stessa, ma che, ricaricata da tè e di tè, ti porta con la testimonianza e la parola, dove la gente vive, lavora, si incontra, per far sapere a tutti che tu sei la via, la verità, la vita.