Papa Francesco prega invocando “la fine della pandemia”
Coronavirus. Papa Francesco in pellegrinaggio solitario per implorare la liberazione dall’epidemia
Nel pomeriggio di domenica 15 marzo, Papa Francesco è uscito dal Vaticano e ha visitato due chiese simbolo per pregare per la fine della pandemia di coronavirus. Il pontefice ha visitato la Basilica di Santa Maria Maggiore per rivolgere una preghiera a Maria Salus populi Romani. Poi, facendo un tratto di Via del Corso a piedi, “come in pellegrinaggio”, ha raggiunto la chiesa di San Marcello al Corso. Ed è stato immortalato in una foto che resterà negli annali.
Papa Francesco ha una devozione speciale per Maria Salus populi Romani e vi si reca sia in occasione delle grandi feste mariane, sia prima e dopo i viaggi internazionali. Nel 593 Papa Gregorio I la portò in processione per far cessare la peste, e nel 1837 Gregorio XVI la invocò per far finire un’epidemia di colera. Nella chiesa di San Marcello al Corso, invece, si trova il Crocifisso miracoloso che nel 1522 fu portato in processione per i quartieri della città durante la peste.
“Con la sua preghiera il Santo Padre ha invocato la fine della pandemia che colpisce l’Italia e il mondo, implorato la guarigione per i tanti malati, ricordato le tante vittime di questi giorni, e chiesto che i loro familiari e amici trovino consolazione e conforto. La sua intenzione – ha continuato Bruni – si è rivolta anche agli operatori sanitari, ai medici, agli infermieri, e a quanti in questi giorni, con il loro lavoro, garantiscono il funzionamento della società”.
Un vero e proprio pellegrinaggio per chiedere la fine dell’epidemia del coronavirus. È il senso del gesto compiuto da Papa Francesco che a sorpresa ha lasciato il Vaticano per pregare prima nella Basilica di Santa Maria Maggiore, davanti all’immagine della Salus populi romani, di cui è particolarmente devoto e dalla quale si reca prima e dopo tutti i viaggi internazionali e in alcune feste mariane. E poi nella Chiesa di San Marcello al Corso per venerare il Crocifisso miracoloso che nel Cinquecento salvò Roma dalla peste. Il Papa ha approfittato delle strade deserte di Roma, come del resto in tutta Italia, in ottemperanza ai decreti del governo, per percorrere una ventina di metri a piedi e raggiungere la seconda tappa del suo breve pellegrinaggio.
La Salus populi romani, che Francesco volle venerare per la prima volta il giorno dopo la sua elezione al pontificato, è sempre stata oggetto di grande devozione da parte dei Pontefici. Nel 593 Gregorio I la portò in processione chiedendo la fine della peste. Nel 1837 Gregorio XVI pregò davanti l’icona mariana invocando la fine dell’epidemia di colera. Anche il Crocifisso miracoloso è molto venerato dai romani. La Chiesa di San Marcello al Corso, che per oltre un millennio non aveva subito danni di particolare entità, nella notte tra il 22 e il 23 maggio 1519 fu improvvisamente distrutta da un violento incendio. Dalla rovina dell’intero edificio sacro si salvarono miracolosamente solo il Crocifisso ligneo, che all’epoca si ergeva sopra l’altare maggiore, e la lampada di vetro che gli ardeva davanti.
Questo evento miracoloso commosse profondamente i romani che iniziarono a pregare davanti questa immagine. Tre anni dopo, nel 1522, una grave epidemia di peste dilagò in tutta la città. Fu allora che il cardinale titolare di San Marcello, il porporato spagnolo Raimondo Vich, organizzò una solenne processione penitenziale durata 16 giorni. Il Crocifisso fu portato a spalla per i diversi rioni di Roma e giunse fino alla Basilica di San Pietro. I cronisti dell’epoca sono concordi nell’affermare che dove passava la processione la peste cessava.