STORIA DELLA CHIESA
Obbedendo al comando del Signore gli apostoli si fecero annunciatori del vangelo di salvezza
La Chiesa nasce con la scelta da parte di Gesù Cristo dei dodici Apostoli, al fine di rappresentare con il loro numero le dodici tribù di Israele e simbolicamente tutta l’umanità alla quale il suo messaggio era rivolto.
Più propriamente la Chiesa ha origine subito dopo la Pasqua (come afferma Giovanni o a Pentecoste come dice Luca), quando gli Apostoli – con la resurrezione del maestro e con il superamento, grazie allo spirito di Dio, comunicato da Gesù risorto, dello sconforto per la sua morte – decidono di diffondere il messaggio di Gesù, anzitutto basandosi sull’annuncio della sua resurrezione quale evento fondamentale nella storia dell’umanità. Questo annuncio, il cosiddetto kérygma, è la buona notizia (eu-anghèlion, evangelo) che Cristo, morto per i peccati dell’uomo, è risorto nella gloria di Dio e verrà alla fine dei tempi a instaurare il suo Regno. San Paolo lo condensa nelle due seguenti pericopi della prima lettera ai Corinzi:
1) “Vi ho trasmesso dunque, anzitutto, quello che anch’io ho ricevuto: che cioè Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture, fu sepolto ed è risuscitato il terzo giorno secondo le Scritture, [5]e che apparve a Cefa e quindi ai Dodici. In seguito, apparve a più di cinquecento fratelli in una sola volta: la maggior parte di essi vive ancora, mentre alcuni sono morti. Inoltre, apparve a Giacomo, e quindi a tutti gli apostoli. Ultimo fra tutti apparve anche a me come a un aborto” (I Cor 3-8);
2) “Ora, invece, Cristo è risuscitato dai morti, primizia di coloro che sono morti. Poiché se a causa di un uomo venne la morte, a causa di un uomo verrà anche la risurrezione dei morti e come tutti muoiono in Adamo, così tutti riceveranno la vita in Cristo. Ciascuno però nel suo ordine: prima Cristo, che è la primizia; poi, alla sua venuta, quelli che sono di Cristo; poi sarà la fine, quando egli consegnerà il regno a Dio Padre, dopo aver ridotto al nulla ogni principato e ogni potestà e potenza” (1 Cor 20-24).
Tale messaggio inizia ad essere comunicato agli ebrei, cioè agli appartenenti alla comunità di origine di Gesù e degli Apostoli, che peraltro si era già portata – con la sua diaspora iniziata dopo l’esilio del VI sec. a.C. e continuata dopo il 70 d.C. – fino ai confini dell’impero. Il contesto della predicazione apostolica è dunque inizialmente l’ebraismo, ma presto i seguaci del Messia cominciano a rivolgersi anche ai pagani, sia di lingua greca sia di lingua latina, e ciò è facilitato dalla relativa sicurezza delle comunicazioni e dalle infrastrutture dell’Impero romano che garantiscono la possibilità di uno spostamento discretamente rapido entro i vasti e pacificati confini della compagine imperiale.
Ma perché la predicazione degli Apostoli ha potuto riscuotere il successo che tutti constatiamo? Perché molto rapidamente, se teniamo conto della lentezza dei processi storici di portata universale, il cristianesimo è potuto diventare la religione maggioritaria nel mondo allora conosciuto? Possiamo certo rispondere con la fede, evidenziando un disegno provvidenziale nella nascita di Gesù in condizioni storico-geografico-culturali che hanno favorito enormemente il diffondersi della sua dottrina e la conoscenza della sua persona attraverso la parola dei suoi discepoli. Tale risposta, tuttavia, non ci esime dal compito di vedere nello specifico quali furono al tempo delle prime dinastie imperiali romane tali fattori storico-geografico e culturali che facilitarono il compito ai primi annunciatori del Vangelo.